sabato 20 marzo 2010

CRISI AGRICOLA E SICUREZZA ALIMENTARE




Assistiamo oggi ad una crisi economica mondiale, dovuta a diversi fattori quali, il caro greggio, le condizioni climatiche sovente irregolari e non prevedibili che hanno causato delle vere e proprie calamità, o ancora l’instabilità politica di alcuni Paesi. Questi sono tutti elementi che hanno condizionato e condizionano le economie degli stati e in particolare quei settori già di loro storicamente deficitari.
L'agricoltura siciliana ormai da tempo sconta un gap storico rispetto a simili realtà nazionali ed estere.
Le nostre aziende presentano fattori negativi quali:




debiti (che tendono ad aumentare con il rincaro del costo dell'energia, dell'acqua, dei fertilizzanti)


dimensioni aziendali ridotte con altrettanto ridotta capacità di assecondare la richiesta sui mercati - caduta export per esempio – 46,7% il dato che riguarda le arance nel 2009

scarsa aggregazione, non riescono a fare gruppo finendo col non poter sopportare l’urto dei concorrenti esteri


tre elementi che influiscono negativamente sulla presenza attiva sui mercati globali e che favoriscono fenomeni di distorsione della filiera come la caduta dei prezzi causata dalla parcellizzazione dell'offerta agricola siciliana , (- 32% il prezzo del grano duro, - 35% il prezzo dell’uva da vino) che pone le singole microrealtà in competizione e a ribasso l'una contro l'altra, isolate, di fronte allo strapotere degli operatori di filiera che tendono ad abbassare il prezzo del prodotto per poi venderlo cento volte di più rispetto al prezzo originario


ESEMPIO: 1 kg di pesche appena raccolte vendute alle 10 del mattino al mercato generale a 30 cent. Nel giro di due ore sono venduti a 2 euro.


La stima di coloro che in Sicilia girano attorno all'economia agraria è di circa 1,5 milioni di lavoratori, quindi un problema sociale grave che insieme alla crisi occupazionale che va dalla Fiat in Sicilia all' Alcoa in Sardegna, all' Italtel di nuovo in Sicilia, per citarne alcuni rischia di compromette da qui a poco il tessuto sociale dell'isola di suo in sofferenza rispetto ad altre realtà economiche del nostro Paese.
Abbiamo voluto organizzare questo incontro perché quest’anno si sono acuiti numerosi problemi che hanno dato luogo a diverse proteste,anche di agricoltori siciliani a Roma. Noi del Pdl che siamo al governo della nazione ed in Sicilia siamo diventati forza di opposizione intendiamo col senso di responsabilità che da sempre contraddistingue la nostra azione politica, proporre alcune

soluzioni.


1. Il nostro Governo Centrale alla pari di quello Tedesco potrebbe adottare un intervento fiscale di tipo orizzontale attraverso la detassazione dell’intero comparto agricolo, o sul conto interesse dei mutui contratti e/o sugli oneri fiscali a carico dei prodotti. l’intervento globale e non del singolo comparto consentirebbe al Governo di evitare lo stop da parte della Comunità Europea in quanto si tratterebbe di un intervento non assimilabile all’ aiuto di stato.


2. Il Governo sulla scorta dell’esperienza francese potrebbe farsi garante con le banche delle fidejussioni bancarie delle imprese e quindi garante sugli interessi della dilazione dei mutui.


(poi dopo io credo che il governo possa fare ciò attraverso altri istituti e vorrei che Scarpa ci rispondesse e credo anche che il governo regionale con la Crias possa farlo)


3. Interventi di natura legislativa a costo zero: 1) rimodulazione o riproposizione della normativa di controllo delle caratteristiche igieniche e fitosanitarie dei prodotti d’importazione sia comunitari – paesi dell’Est – ma soprattutto extracomunitari. Controlli da effettuare anche per le merci in entrata nei porti e nelle frontiere di terra con appositi laboratori a questo scopo attrezzati, tutto ciò a favore della eccellenza dei prodotti nei mercati spesso mortificati da merci di scarsa qualità o addirittura nocivi per l’uomo.In senato abbiamo approvato una legge che è stata voluta alla unanimità dal presidente Scarpa ma di questo ci parlerà il presidente. 2) Un’autority che si occupi delle speculazioni dei generi di prima necessità attraverso il controllo sull’andamento dei prezzi durante il percorso di filiera in modo da bloccare le bolle speculative. 3)Un dispositivo di legge che obblighi le aziende che si occupano di trasformazione di prodotti tipici ad utilizzare il 100% di materia prima nazionale.

Sappiamo che esiste un Programma di Sviluppo Rurale

quello della Regione Sicilia (PSR 2007/13) è un programma ambizioso, strategico, voluto dal PDL condiviso e approvato in tempo utile grazie all’impegno dei suoi uomini fra tutti l’On. La Via già assessore per l’agricoltura nei governi passati. Un programma che ridisegna l’agricoltura siciliana ancorata a schemi vecchi e a programmi di spesa superati come il POR.


MA NON CAPIAMO perché AD OGGI i bandi che attuano le singole misure sono scarsamente partecipati.


Ma oggi chiediamo al Governo regionale che ne è di questo programma?


cosa sta mettendo in campo per assicurare alle aziende siciliane l’aggregazione,il mercato,la promozione che sono i punti cardine del PSR?


Non abbiamo capito ancora se la Sicilia partecipa al Vinitaly o no;


cosa sta mettendo in campo per irrobustire e plasmare un nocciolo duro di aziende siciliane capaci di reggere gli urti di un mercato sempre più difficile e globale?


e nel contempo cosa sta facendo per salvaguardare le piccole realtà? Bisogna velocizzare ed attuare per tutti i comparti in crisi l’accordo con la CRIAS voluto da Giovanni La Via che prevedeva aiuti di limitato importo con tasso agevolato per 5 anni, bisogna innescare in modo forte il processo di rinegoziazione dei mutui contratti dalle imprese, ma soprattutto bisogna dare una svolta strutturale all’agricoltura siciliana non un ritorno all’antico al livellamento delle imprese che porta ad una mediocrità di crescita delle stesse sempre alle prese con bandi di spesa e contributi a pioggia che non fanno altro che indebitarle.



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